Shopping responsabile: basta acquistare un maglione di lana
Moda e sostenibilità: maglione di lana e T-shirt di cotone sono superati?
Vi ricordate le magnifiche scene di Via col vento, quelle ambientate nelle piantagioni di Rossella O’Hara? Il vento che muove dolcemente i capelli di Rossella, il tramonto romantico che scende sui campi di cotone… ma oggi, che fine hanno fatto quei campi? Facciamo un passo indietro.
Cercavo un maglione di lana per l’inverno. Nel centro di Roma le strade sono piene di negozi e la scelta è tanta eppure, dopo aver girato a lungo, l’impresa si stava rivelando ardua. Entrata in un negozio ed esaminata l’ennesima etichetta, quando faccio notare alla commessa che la composizione del maglione comprende solo lo 0,05% di lana, mi sento rispondere che i nuovi filati ormai sono migliori… in parole povere: “la lana è superata”. In ogni “apparente” maglione di lana, la percentuale di derivati del petrolio – poliestere & co. – vince su tutti i materiali e persino una fibra vegetale come la viscosa è difficile da trovare.
Le grandi realtà internazionali nascoste dietro ai piccoli dettagli di un capo d’abbigliamento
Sconfortata a seguito della mia ricerca, mi ritrovo a considerare come questo sia solo uno dei tanti, piccoli, importanti segnali di un mondo che sta cambiando, dove il prodotto sano, che non causa intolleranze e allergie, magari di artigianato o produzione locale, è soppiantato a
quello di scarsa qualità, venduto però allo stesso prezzo. Dal settore dell’abbigliamento il pensiero si allarga a tanti altri ambiti nei quali si percepisce come la realtà che viviamo sia fortemente “inquinata”.
Dietro a prodotti e a materiali scadenti come il poliestere, all’aria satura di polveri sottili, alle acque sempre più tossiche, ci sono interessi economici e politici che rendono vana ogni soluzione proposta dalle nuove tecnologie per ridurre l’inquinamento di impianti industriali, mezzi di trasporto, coltivazioni agricole. Le conseguenze a livello ambientale e climatico sono allarmanti e si ripercuotono sulla diminuzione di risorse per la sopravvivenza dell’umanità.
Il passato glorioso del cotone 100% americano e le nuove proposte in italia
Lo spunto per queste riflessioni è nato durante una passeggiata a Roma, ma lo sapevate che anche negli States, tornando a Via col vento, è diventato davvero difficile acquistare un abito o un accessorio di cotone 100%? Tanto meno Made in USA! La maggior parte della merce è, anche lì, Made in China. Eppure il cotone 100% americano era considerato il top.
Dando uno sguardo ai trend delle aziende italiane, proprio lo scorso anno quello di Silvio Albini è stato promosso il “cotone più bello al mondo”: è coltivato nei campi egiziani curati da oltre 20 anni dal maggior produttore europeo di tessuti per camicie. Per il Gruppo la sostenibilità è da tempo prioritaria e proprio Albini affermava in tale occasione: «Sono stato alla Parsons di New York, una delle più importanti scuole di moda americane, dove abbiamo portato una piccola mostra sulla storia e sul futuro del lino. La maggior parte delle domande degli studenti riguardava proprio la sostenibilità». Il desiderio di un’inversione di tendenza, quindi, sembrerebbe esserci ma gli effetti nel mercato dell’abbigliamento comune si vedono ancora poco.
Le fibre naturali torneranno di moda?
E pensare che cercavi solo un maglione di lana! – direte. Beh, in effetti molta della responsabilità del futuro è anche nelle nostre piccole scelte quotidiane e nella capacità di non arrendersi alla soluzione più rapida e facile, senza per questo rinunciare ad essere alla moda. Alla fine, insistendo un po’, un maglione di lana l’ho trovato… e per stavolta niente poliestere.