Il polo della moda Centergross
Moda

Le proposte di Centergross e CNA Federmoda per salvare il made in Italy

L’Unione CNA Federmoda insieme a Centergross, il più grande distretto della moda in Europa, stanno affrontando insieme la difficile situazione creata dall’emergenza sanitaria. Il settore della moda è stato fortemente colpito dalla diffusione del Coronavirus e sono necessari interventi e azioni per sostenere e tutelare le aziende e i lavoratori coinvolti.

A seguito dell’appello già lanciato al Governo italiano, il Centergross di Bologna ha avanzato delle proposte articolate in 10 punti, per la ripartenza del Made in Italy. CNA Federmoda, dal canto suo, nei giorni scorsi aveva già presentato alcune riflessioni al Ministero dello Sviluppo Economico, inerenti la necessità di avviare un piano straordinario di rilancio in collaborazione con le Regioni ed il Governo.

Le strategie per far ripartire la moda in Italia

Marco Landi presidente di Feder moda
Marco Landi

In Italia più di 80.000 aziende legate al settore del fashion danno impiego a circa 1 milione di persone. La moda è un settore strategico per l’economia e lo sviluppo del Paese, con un fatturato di circa 90 miliardi di euro e un export che si aggira attorno ai 50 miliardi di euro. Se nel mese di marzo 2020 sono dunque saltate numerose sfilate di moda con conseguente arresto delle vendite e gravi perdite economiche per le aziende, è necessario attivarsi subito per tutelare le presentazioni delle collezioni in programma per il 2021.

 «Il settore moda deve essere messo in una condizione di graduale riavvio delle attività per non rischiare di saltare sia la presentazione delle collezioni PE 2021 sia la consegna dell’AI 2020/2021 – ha affermato Marco Landi, presidente nazionale CNA Federmoda -.  Appena si sarà allentata l’emergenza, attuando tutte le garanzie del caso per i lavoratori all’interno delle aziende, riteniamo che si possa pensare ad una riapertura selettiva del Paese. Ė necessario attivare una strategia economica per la ripartenza, di pari passo con quella sanitaria».

Il pronto moda, il primo a ripartire

Pietro Scandellari della città della moda bolognese
Pietro Scandellari

Il pronto moda, in particolare, ha dimostrato storicamente una capacità di reazione molto più veloce, grazie al suo business model basato sulla rapidità di produzione e distribuzione. Nato proprio al Centergross 40 anni fa, il settore del pronto moda potrebbe configurarsi come un laboratorio locomotiva della ripartenza, come ha spiegato Piero Scandellari, presidente della città del commercio bolognese.

Ecco allora l’ideazione di un decalogo di punti sotto l’hashtag #SalviamoLaModaItaliana che andrebbe a integrare il piano coordinato di azioni di comunicazione che ci si augura il Governo potrà mettere in campo quanto prima, con il supporto di ICE Agenzia.

10 strategie per salvare il settore della moda italiana a seguito del Coronavirus

  1. Equiparazione della filiera della moda alle filiere in crisi inserite nel decreto “Cura Italia”;
  2. concessione della cassa integrazione Covid-19 anche oltre le nove settimane previste, laddove individuata e dimostrata la necessità;
  3. garanzia dei pagamenti lungo l’intera filiera per evitare blocchi di liquidità che causerebbero fallimenti;
  4. attribuzione anche ai contratti d’azienda tipici di tutti i centri outlet, della legge del Governo che concede ai negozi di categoria C1 un credito di imposta del 60% sul pagamento dell’affitto;
  5. sospensione per il 2020 di Tasi e Imu su depositi, capannoni e negozi;
  6. sospensione del pagamento dell’imposta IRES sul bilancio 2019 in attesa del bilancio 2020, sicuramente in perdita, per compensare gli imponibili dei due anni, che può portare a un credito o debito di imposta da dichiarare a maggio 2021;
  7. messa in atto di condizioni migliorative per le società di moda che hanno sede in Italia, che producono in Italia e che fanno operare realtà sul territorio nazionale;
  8. possibilità di per mantenere i lavoratori a costi sostenibili e agevolare la ripartenza tramite la riduzione delle aliquote sui contributi fino al termine del 2021;
  9. riduzione o azzeramento delle aliquote IVA fino al 31 dicembre 2020 al fine di agevolare la ripartenza della filiera e dei consumi;
  10. concessione di finanziamenti facilitati tramite bonus fiscali per investimenti sul digitale.

Candy Valentino

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