
Il kimono giapponese da donna e da uomo: viaggio nelle origini di un indumento dal fascino eterno
Quando si avvicinano i giorni clou del carnevale, nelle strade delle nostre città vediamo i piccoli indossare costumi e maschere di ogni genere. Molti dei travestimenti considerati intramontabili offrono lo spunto per un’indagine più approfondita sulla nascita e i cambiamenti delle varie tradizioni legate al modo di vestirsi. In alcuni casi, questi celano in sé la storia di un popolo, come avviene per il kimono giapponese da donna e da uomo.
In occidente siamo abituati ad associare l’immagine del kimono all’idea della giovane e seducente geisha. Ma cosa rappresentava, in realtà, questa pregiata, lunga giacca alle origini? Scopriamolo in questo approfondimento.
Kimono giapponese: il significato

Cosa vuol dire la parola kimono in giapponese? Il significato è molto semplice: “cosa da indossare”. Quando fu coniato questo termine, all’inizio veniva usato per riferirsi a qualunque tipo di abito. In seguito si adottò per indicare la tipica veste a forma di T. A caratterizzarla furono sin dal principio le linee dritte, la lunghezza fino alle caviglie, le ampie maniche lunghe fino ai polsi e il colletto. Se, come premesso prima, molti pensano che il kimono sia l’abito delle geishe, altri lo confondono anche con l’uniforme di chi pratica arti marziali, che invece si chiama keikogi.
Le origini del kimono femminile e maschile
La storia, l’evoluzione e la diffusione del kimono ha origine nell’abbigliamento tradizionale cinese del popolo Han. Questo aspetto potrebbe sorprendere molti lettori e spesso viene ignorato in Occidente. Le ambasciate giapponesi presenti in Cina lo introdussero nel IV secolo. Nell’VIII secolo questo costume tradizionale cinese si diffuse in Giappone e durante il periodo Heian il kimono diventò sempre più simile a quello che conosciamo oggi. Nel periodo storico chiamato Edo si affermò il modello definitivo.
Come è fatto il kimono giapponese da donna

Il kimono femminile consiste in una veste che avvolge il corpo, con il lembo sinistro sempre sopra quello destro. L’allacciatura in ordine contrario si fa solo per presenziare a un funerale. Questo indumento è composto di minimo dodici elementi distinti da indossare, unire e fissare seguendo regole precise. La maggior parte delle donne, infatti, deve farsi aiutare da un’assistente per riuscirci. La veste si fissa con una cintura annodata dietro alla schiena, detta obi. Inoltre, il kimono femminile si abbina a dei sandali:
- i geta;
- gli zōri realizzati in stoffa, pelle o fibra e molto decorati;
- i waraji, realizzati in corda ed usati spesso dai monaci.
I tabi, invece, sono calzini corti con separazione infradito.
Come è fatto il kimono da uomo
I kimono maschili sono molto più semplici e composti da un massimo di cinque pezzi. Sono disponibili in varie taglie mentre quelli da donna vengono realizzati in “taglia unica” e poi adattati alle varie corporature. Mentre il livello di formalità di un kimono femminile si capisce dal disegno, dalla lunghezza delle maniche, dal tessuto e dal colore, quello da uomo si presenta, invece, in un’unica forma, tendenzialmente di colore spento.
Il kimono si usa ancora in Giappone?
A differenza di quanto si potrebbe pensare, questo indumento in Giappone non si usa unicamente per cerimonie e rievocazioni storiche. Ancora oggi maschi e femmine, giovani e adulti lo portano comunemente.
In Giappone si possono trovare in commercio kimono d’autore molto cari, di seta, ma esistono anche quelli poco costosi in rayon, cotone, poliestere o altre fibre sintetiche. Si realizzano ancora come nell’antichità, a partire dal tan, un rotolo di stoffa lungo circa undici metri e mezzo e largo circa trentacinque centimetri. Il kimono finito, quindi, è composto da quattro larghe strisce di tessuto. Generalmente sono cuciti a mano e le stoffe utilizzate per il loro confezionamento sono decorate a mano con motivi ripetuti singoli, ottenuti tramite diverse tecniche, tra cui un tipo di tintura detto yuzen.
Candy Valentino