
Il Comune di Santhià: ricorrenze, tradizioni, piatti tipici e dolci di carnevale piemontesi
Il Comune di Santhià si trova in Piemonte, in provincia di Vercelli e nonostante le sue origini antiche, non è particolarmente famoso nel resto d’Italia. Una delle ricorrenze che ha richiamato maggiormente l’attenzione su questa zona da parte di turisti provenienti dalle altre regioni, è il carnevale di Santhià.
Alcuni ritrovamenti preistorici dimostrano che la città fu abitata già dall’età del Bronzo e vi si susseguirono varie popolazioni e dominazioni, fino all’insediamento dei romani alla fine del II secolo a. C.. In epoca cristiana acquisì l’attuale denominazione per via della vocazione a Sant’Agata. La Collegiata di Sant’Agata, che ha assunto l’aspetto attuale nel XIX secolo, conserva il campanile Romanico del XII secolo ed è uno dei principali punti di interesse.
Suggestivo anche il paesaggio della zona, caratterizzato dalla presenza dei due canali, il Canale Depretis e il Naviglio di Ivrea. Il territorio comunale è anche una tappa del tracciato storico della via Francigena.
Il carnevale di Santhià
Il carnevale di Santhià è il più antico del Piemonte e ricorre già dal 1328, se non da prima. Nei testi dello storico Aguzzi, infatti, sono riportate parti di un documento del 1318 nel quale si menzionava l’Abbadia, una specie di associazione giovanile che organizzava festeggiamenti carnevaleschi.
Questo evento coinvolge ogni anno circa 2.000 figuranti, più o meno un quarto dell’intera popolazione del Comune di Santhià. Centinaia di persone, per gran parte dell’anno, si dedicano all’ideazione e alla realizzazione dei grandi carri allegorici e dei costumi, per allestire la spettacolare sfilata.
Il cibo è parte integrante di questa festa: i salamat, ad esempio, si occupano di preparare i salami per la grande fagiolata e vengono disposte lungo il percorso le paline per la distribuzione dei fagioli.
D’altronde a occuparsi storicamente di organizzare l’evento è l’Antica Società Fagiuolesca: il nome è tutto un programma. Lo Stato Maggiore, invece è il gruppo storico del carnevale di Santhià, nato nei primi anni del 1800 quando il Piemonte era sotto la dominazione francese.
I dolci di carnevale piemontesi

Se parlando di carnevale di Santhià vi state chiedendo quali siano i dolci di carnevale piemontesi, ecco cosa assaggiare in questo periodo, in caso vi troviate nella regione:
- i Friciò piemontesi sono dei dolcetti fritti chiamati in dialetto anche fricieuj. Vengono aromatizzati con scorza di limone e farciti di uvetta passa. La forma richiama quella delle castagnole e infatti i friciò sono cosparsi di zucchero a velo;
- altri dolci di carnevale piemontesi sono le bugie, anche chiamate gale, frisole o gasse, preparate con farina, zucchero, burro, uova e scorza di limone. L’impasto si stende e taglia con la rotella a strisce e poi e si frigge e si coprono le bugie con dello zucchero a velo.
La fagiolata di Santhià
La Colossale fagiolata di Santhià è un altro momento storico della tradizione locale legato al cibo, che caratterizza il lunedì grasso fin dall’antichità. Durante il carnevale, ogni anno vengono preparate e distribuite gratuitamente oltre 20.000 razioni all’interno di circa 150 caldaie di rame di grandi dimensioni. La ricetta tradizionale della fagiolata piemontese prevede l’uso di ingredienti semplici ovvero fagioli, salami e lardo. La giornata inizia con le “sveglie” intonate dal Corpo Pifferi e Tamburi. Per organizzare il tutto, vengono coinvolte circa 300 persone, suddivise in oltre 30 gruppi.
Santhià maratona del riso

Chi vuole mangiare a Santhià si troverà a leggere nei menù i nomi di piatti legati alla tradizione piemontese e quelli di altri legati alla pianura vercellese. Qui, storicamente, la fanno da padroni insieme alla fagiolata piemontese anche il riso, la farina di mais e tante verdure, oltre a molti prodotti che derivano dai numerosi allevamenti di maiali. Dal territorio biellese confinante, invece, provengono i formaggi degli alpeggi, prodotti da pastori che ogni inverno transumano nella piana e i vini della collina morenica.
La semina e l’aratura del riso sono due momenti che animano i tanti piccoli laghi di quest’angolo del vercellese. In queste risaie, Cavour fece realizzare un complesso sistema di ingegneria idraulica per consentire l’irrigazione dei terreni. La zona è un vero fiore all’occhiello dell’Europa per la produzione di riso.
A maggio del 2020 si è svolta anche la 5° edizione di “Del Riso… La Maratona”, organizzata dall’Atletica Santhià. Il percorso di gara a Santhià per la maratona del riso si snoda all’interno della città e nelle pianure delle risaie.
I piatti tipici da mangiare a Santhià
Nel 2014 il Comune di Santhià ha approvato il Regolamento De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) che riguarda i prodotti tipici della zona, da poter iscrivere all’Albo. Tra i più particolari piatti tradizionali ci sono:
- la “mula” santhiatese;
- il “Salam d’la duja”;
- le carpe in carpione;
- la panissa;
- la zuppa di trippa (“Buseca”).
Se vi state chiedendo di che tipo di cibi si tratti e in cosa consistano esattamente questi prodotti tipici della zona, ascoltate l’episodio de Il Gusto con Candy Valentino sulla Webradio SenzaBarcode, nel quale vi spiego tutto nel dettaglio:
Candy Valentino
Un commento
Pingback: