
La cerca del tartufo e le tradizioni legate ai cibi italiani patrimonio dell’Unesco
Il cibo e la cucina italiana hanno un’ottima reputazione a livello mondiale. Esistono infatti diversi cibi italiani patrimonio dell’Unesco e nelle settimane passate la Commissione italiana Unesco ha candidato anche la cerca e la cavatura del Tartufo a patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
Quello della cavatura del tartufo è un patrimonio che da secoli caratterizza la vita rurale di una vasta area del territorio italiano, tramandato tramite storie, aneddoti, pratiche e proverbi. Richiede una profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema e gli esperti evidenziano anche come la ricerca dei tartufi sia una pratica che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, poiché riunisce le abilità del tartufaio e del suo cane. La comunità nazionale del tartufo è composta da circa 70mila tartufai.
La candidatura del tartufo a patrimonio Unesco

Il tartufo è considerato il prodotto principe del territorio di Langhe, Monferrato e Roero che già dal 2014, grazie al riconoscimento di Doha, fanno parte della “heritage list” Unesco che riguarda i paesaggi. La comunità dei tartufai in Italia è rappresentata dalla Fnati, Federazione nazionale delle loro associazioni. Questa, insieme all’Associazione nazionale Città del Tartufo hanno ottenuto con soddisfazione la candidatura per il 2021 della ricerca del tartufo all’interno del patrimonio Unesco.
L’idea della candidatura è da attribuire a Giacomo Oddero, ex presidente del Centro Studi Tartufo di Alba. In seguito, tramite lo studio di ricerca antropologica dei professori Piercarlo Grimaldi e Gianfranco Molteni, si è elaborato un progetto per la catalogazione e documentazione di questa tradizione secolare.
Ascolta la mia intervista al Presidente dell’Associazione nazionale Città del Tartufo Michele Boscagli sulla Webradio SenzaBarcode:
Le altre specialità e i cibi italiani patrimonio dell’Unesco
I siti patrimonio dell’Unesco nel mondo attualmente sono in tutto 1.067; l’Italia detiene il primato assoluto e vanta 54 targhe.
Una parte importante della cultura italiana, però è legata all’alimentazione. Molte eccellenze nostrane sono, infatti, riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che annovera nella sua lista il cosiddetto patrimonio immateriale: tradizioni, espressioni orali, arte e artigianato locali che esprimono il genius loci di un determinato posto. Si tratta, dunque, di azioni umane caratteristiche di un luogo e di una cultura, a cominciare da quelle legate all’alimentazione, come:
- l’arte della Pizza Napoletana e i suoi impasti,
- la dieta mediterranea,
- la coltivazione della vite di Zibibbo ad alberello di Pantelleria,
- i paesaggi vitivinicoli.
L’arte della pizza napoletana

La più recente in ordine di apparizione nella categoria dei beni immateriali patrimonio dell’Unesco è l’arte della pizza napoletana. Molto diffusa a livello domestico e trasmessa da Maestro ad apprendista nelle botteghe, le è riconosciuto anche il valore di funzione sociale di aggregazione e condivisione. Importante anche il carattere di spettacolarizzazione della preparazione della pizza, con il Pizzaiuolo al centro della bottega che mostra la sua arte ai presenti.
La dieta mediterranea
Nel 2013 è stato iscritto all’Unesco il modello alimentare sostenibile della dieta mediterranea. Nota a livello internazionale, questa è il simbolo della tradizione enogastronomica italiana. La dieta mediterranea è considerata dagli scienziati tra gli stili di vita alimentare più sani poiché si basa su un regime bilanciato di alimenti, tra cui cereali, verdura e frutta, olio d’oliva e legumi e, in misura più ridotta, pesce, carne e formaggio.
Anche in questo caso, come per quanto riguarda l’arte della pizza, l’Unesco ha riconosciuto alla dieta mediterranea il merito della convivialità. Non sono solo i cibi tipici che si portano in tavola a determinarla, quanto la tradizione di consumarli stando tutti insieme. Questo favorisce una socialità estesa che supera le barriere di genere, età e provenienza, enfatizzando il valore del dialogo interculturale.
La coltivazione della vite di zibibbo ad alberello di Pantelleria
La vite ad alberello è parte integrante del paesaggio tipico dell’isola siciliana di Pantelleria. Il clima della zona è senz’altro responsabile di questo prodotto tipico ed unico siciliano. Sole, vento forte e limitate risorse idriche condizionano in modo particolare la coltivazione della vite dello Zibibbo a Pantelleria, dalla quale di ricavano i famosi passiti di Pantelleria. Questa coltivazione segue tuttora, da secoli un’antica tecnica celebrata da riti e festeggiamenti che si svolgono da giugno a settembre.
I siti (gastronomici) patrimonio mondiale dell’umanità
Una volta ottenuto il riconoscimento di patrimonio Unesco il Ministero dei Beni Culturali ha interesse a investire nella conservazione dei beni iscritti. A quanto pare la manutenzione dei paesaggi vitivinicoli del Piemonte è risultata per l’Italia tra le più costose per la spesa pubblica. Si tratta, come già accennato prima, diLanghe-Roero e Monferrato, culla del vino rosso per eccellenza. Tra i prodotti rinomati della della zona che comprende la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, le colline del Barbaresco e il Monferrato con i tipici infernòt, locali sotterranei scavati nella roccia arenaria, destinati alla conservazione delle bottiglie, spiccano:
- il Barolo,
- il Barbaresco,
- il Barbera d’Asti,
- l’Asti Spumante.
Città Creative della Gastronomia Unesco

La rete delle città creative dell’Unesco è stata fondata nel 2004 e l’Italia conta su due città per quanto riguarda l’area della gastronomia. In queste località il cibo rappresenta un motore d’impresa centrale nelle politiche di crescita.
Parma è stata la prima tra le città italiane elette per la creatività gastronomica. Il riconoscimento non celebra un prodotto in particolare ma la città emiliana è stata riconosciuta come sede di un’eccellenza e di un patrimonio agroalimentare unico.
Qui si trovano, inoltre, imprese note come Barilla, Parmalat e Mutti nonché i consorzi del del Prosciutto, Parmigiano e del Culatello. Anche numerosi Musei del Cibo hanno sede nel parmense e ne valorizzano le antiche abitudini.
La città di Alba, già menzionata per quanto riguarda il tartufo, fa parte del network delle città creative Unesco grazie alla sua ricca tradizione enogastronomica. I prodotti simbolo della capitale delle Langhe sono tre:
- il tartufo bianco d’Alba,
- le nocciole piemontesi,
- la toma, formaggio tipico della zona.
Candy Valentino
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