vigneti di Barolo nelle Langhe
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Vino Barolo: origine e caratteristiche del vino che migliora invecchiando

Il Barolo è uno dei vini rossi italiani DOCG più pregiati e famosi. Si produce in Piemonte e la prima delimitazione della zona di coltivazione delle uve adatte a produrre il vino Barolo DOCG risale al 31 agosto 1933. Quest’area si estende nei comuni di Barolo, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba, Castiglione Falletto, La Morra, Roddi, Cherasco, Verduno, Diano d’Alba, Novello e Grinzane Cavour in provincia di Cuneo. Si tratta di comuni molto vicini tra loro, ma alcune caratteristiche organolettiche caratterizzano in modo significativo i vini prodotti nelle singole località. Ciò dipende in particolar modo dal suolo che varia da argilloso a sabbioso, a sabbio-argilloso. Sono zone caratterizzate da condizioni pedo-climatiche davvero uniche, responsabili del pregio di questo vino.

Spesso si parla delle Langhe in riferimento ai suddetti territori. Il nome potrebbe derivare da “Langues”, le lingue di terra mentre quello del vino deriva ovviamente dall’omonimo paese in Provincia di Cuneo.

Vino Barolo, origine di un rosso famoso in tutto il mondo

Paolo Francesco Staglieno, responsabile nella nascita della nuova enologia piemontese, nel 1830 circa fu responsabile della prima versione del vino da uve nebbiolo secco. Si occupava di gestire le vigne del Tenimento di Pollenzo, polo di eccellenza vitivinicola della casa reale. Lavorò anche per Cavour come enologo della tenuta Grinzane.

La produzione del vino Barolo risale alla metà del XIX secolo presso le cantine dei marchesi Tancredi Falletti e Giulia Colbert Falletti di Barolo. Questo vino è divenuto nel tempo l’ambasciatore del Piemonte dei Savoia presso le corti europee.

Le caratteristiche inconfondibili del Barolo

un calice di Barolo

Il vino Barolo è un diretto derivato di uve nebbiolo. La struttura di questo famoso vino rosso italiano esprime un bouquet complesso e avvolgente, che si sviluppa nel tempo senza compromettere le caratteristiche organolettiche. Il tipico colore del Barolo è rosso granato con riflessi aranciati. Il profumo è intenso e persistente e comprende una complessità di sentori, note floreali e fruttate. I tannini solitamente sono equilibrati e il gusto intenso e persistente rappresenta proprio una delle qualità di questo ottimo vino. È dotato anche di una lenta evoluzione nel calice, che fa emergere le caratteristiche dovute all’invecchiamento.

Il Disciplinare del Barolo DOCG

È agli anni sessanta del XX secolo che risale la comparsa sulle etichette dei cru del vino Barolo mentre il riconoscimento DOC risale al 1966 (G.U.146 – 15.6.1966). Questo vino fu riconosciuto come DOCG nel 1980 (GU 21 – 22.01.1981). Il Disciplinare negli anni ha subito numerosi aggiornamenti e modifiche e secondo la versione attuale, il vino deve rispettare le seguenti caratteristiche.

  • Resa dell’uva: 80 q,
  • resa del vino: 65%,
  • titolo uva: 12,5%,
  • titolo vino:13%,
  • estratto secco: 23%,
  • invecchiamento minimo 3 anni conteggiati dal 1º gennaio dell’anno successivo alla vendemmia, di cui almeno 18 mesi in botti di castagno o rovere.

Inoltre, si può utilizzare la dicitura Riserva per i vini invecchiati per un periodo minimo di 5 anni.

I requisiti dei vigneti adibiti alla produzione di Barolo

Il nebbiolo è un vitigno molto fragile i cui grappoli richiedono lunghi tempi di maturazione. Le caratteristiche dei vigneti che determinano la possibilità di produrre vino Barolo, oltre all’obbligo di effettuare vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento nella zona DOCG. sono:

  • il terreno di tipo argilloso, calcareo o una combinazione delle due tipologie;
  • il divieto di pratiche di forzatura;
  • la giacitura di tipo collinare e sufficientemente soleggiata;
  • l’esposizione del versante nord;
  • l’altitudine tra i 170 metri sopra il livello medio e i 540 metri sopra il livello medio;
  • la densità degli impianti non inferiore a 3.500 ceppi/ha.;
  • l’allevamento di controspalliera Guyot.

Barolo: regole dell’invecchiamento

una bottiglia di Barolo

Il vino Barolo necessita di un invecchiamento minimo di 38 mesi. Come indicato prima, nelle regole dettate dal Disciplinare, 18 mesi devono essere in botti di legno.

L’invecchiamento può avvenire con metodo tradizionale o moderno. I produttori storici di questo vino sostengono l’invecchiamento in botte grande all’interno della cantina. Si ottiene, in tal modo, un vino tannico, robusto e strutturato. I produttori più giovani invece prediligono le cosiddette barrique, botti piccole che rilasciano più aromi e danno vita a un Barolo morbido e fruttato.

Come aprire una bottiglia di Barolo

Quando si acquista una bottiglia di buon vino Barolo, è importante conoscere le regole sulla sua apertura per non compromettere la qualità del vino e il godimento della bevuta.

Nel caso, ad esempio, di bottiglie invecchiate oltre 10 anni, è necessario seguire alcuni passaggi prima di stapparle:

  • riportarle a temperatura ambiente gradualmente, dopo l’estrazione dalla cantina refrigerata;
  • portarle in posizione verticale con delicatezza, considerato il lungo periodo in cui sono state in posizione orizzontale;
  • procedere all’apertura e lasciar ossigenare brevemente prima del consumo;
  • valutare lo stato del tappo e l’assenza di muffe;
  • versare il vino nei calici e attendere l’evoluzione in bicchiere.

Il Barolo chinato

Avete sentito nominare più volte il Barolo chinato e vi siete chiesti di cosa si tratta? Non è una particolare tipologia di questo stesso vino rosso ma un vino aromatizzato che si ottiene aggiungendo al Barolo DOCG dello zucchero e dell’alcol etilico con spezie macerate. Tra queste c’è la corteccia di China calisaia. Per produrre il Barolo chinato, all’aromatizzazione deve seguire un affinamento in botte di un anno circa.

Originario di Serralunga d’Alba, in Piemonte, anticamente si usava come digestivo oppure come antidoto per il raffreddore. Oggi lo si consuma a temperatura ambiente alla fine del pasto oppure riscaldato a vapore insieme a scorza d’arancia.

Candy Valentino

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